In più di un secolo il mondo della scalata è cambiato moltissimo. Sono cambiati i materiali, gli stili, gli obiettivi. E insieme alle corde si è rinnovato il modo di vestire. Ecco, senza nessuna pretesa di completezza (nella moda c’è sempre chi canta fuori dal coro), ecco un breve viaggio attraverso lo stile di chi allora, come adesso, non riesce a stare coi piedi per terra.
Henriette d’Angeville, la seconda donna ad aver scalato il Monte Bianco nel 1838.
Abbiamo tutti in mente l’immagine degli antichi alpinisti, pionieri di cime inviolate… Che stile! Giacca, camicia, gilet, la piccozza esibita come bastone da passeggio. Vien voglia di farsi crescere un bel paio di baffi! A completare il quadro una cravatta o un foulard al collo e l’immancabile cappello di foggia alpina. Non meno distinto l’outfit delle sparute donne che cavalcavano le creste, con gonne che lasciavano appena intravedere le caviglie (ah, le immoralissime caviglie ottocentesche!).
Emilio Comici.
Nei primi decenni del XX secolo si diffonde fra gli scalatori un abbigliamento più pratico. Must dell’epoca i pantaloni alla zuava e i robusti calzettoni. Qualcuno (e che qualcuno) sfoggiava già delle scarpe “particolari” al posto dei pesanti scarponi. S’impone una moda che non verrà abbandonata per quasi cinquant’anni: il maglione dentro i pantaloni e il calzettone a vista.
Jim Briwell.
Cambiano i tempi, l’arrampicata si trasforma e con essa il modo di vestire. La dirompente personalità degli anni ’60-’70 si fa sentire anche sulla roccia. Capelli lunghi e occhiali da sole, dalle foto dell’epoca è evidente che il problema principale contro cui doveva lottare lo scalatore di allora era il sudore negli occhi: la bandana arrotolata sulla fronte era pressochè obbligatoria. I più modaioli adottano i classici pantaloni a zampa, anche a costo di nascondere il calzino.
Ron Fawcett.
La fine degli anni ’70 fa nascere una moda che è solo un preludio agli orrori del decennio successivo: i micropantaloncini inguinali. Per entrambi i sessi. Se a questo si aggiunge la sempreverde tendenza del calzettone a vista, si capisce come per un po’ le pareti sembrano popolarsi di tennisti.
Isabelle Patissier.
Anni ’80. Lontano dalle montagne e dalle falesie spopolano le spalline. Ma l’arrampicatore ai tempi del pan gullich non ne ha bisogno. E per far risaltare anche la parte inferiore del corpo e ripararsi dalle correnti si afferma un trend più spaventoso delle salite di Honnold: i fuseaux sgargianti. Alle fantasie che fasciano le ossute gambe dei climber sembra non esserci limite. I pois dettano legge, ma non mancano le stelle, le strisce, i motivi pezzati. Ma forse tutto ciò era necessario per alzare il livello. L’identikit dell’arrampicatore è completato dalla canottiera, preferibilmente alla rambo dei tempi d’oro. Anche fra le donne i fuseaux e i micropantaloncini non mancano mai, ma l’effetto è lievemente diverso: complici gli attillatissimi body, le arrampicatrici anni ’80 sembrano uscite da Flash dance.
Rispetto agli anni ’80, gli anni ’90 sembrano l’età vittoriana. Gli arrampicatori rincominciano a sentire freddo, i pantaloni pian piano si allargano e i pantaloncini ricominciano a lasciare un po’ di spazio all’immaginazione. Indossare magliette a maniche corte smette di essere illegale.
Il nuovo millennio rende i pantaloni d’arrampicata ancora più ampi e comodi, ma rigorosamente stretti alla caviglia. I nuovi climber hanno l’aria di essere in pigiama. Lontani ormai dalla lotta con l’alpe sono colorati e rilassati. La bandana viene rimpiazzata dalla cuffietta, sfoggiata in totale autonomia dalla temperatura esterna.
Col tempo c’è anche un timido ritorno di fiamma dei fuseaux (oggi chiamati leggins o pantacollant in piena rimozione del trauma), questa volta, grazie a Dio, solo in campo femminile.
E oggi? Difficile interpretare tempi, mentre li si sta percorrendo. Sarà più facile capire tra dieci anni quale sia stata la moda dei nostri giorni, se sarà interpretata come ridicola, funzionale, tecnica, anonima o altro.
Anche perchè come per la moda in senso ampio, anche nel climbing si susseguono i ritorni di fiamma ed il recupero di mode vintage. Oggi per esempio si assiste ad un timido ritorno dei fuseaux, oggi chiamati leggins o pantacollant, in piena rimozione del trauma.
Se non altro, grazie a Dio, sembra stia interessando solo il genere femminile.