Lo diciamo subito: “in alpinismo non c’è nulla di facile“, e non bisogna farsi ingannare da questa terminologia, perchè ogni salita presenta dei pericoli. Tuttavia, realisticamente parlando, ci sono delle vie normali che sono più accessibili di altre, presentano meno difficoltà tecniche, sono nel complesso meno impegnative e consentono a chi volesse cimentarsi per la prima volta con un 3.000 di affrontare salite di grande soddisfazione.
La classificazione delle vie di salita qui presentate è di difficoltà F o F+, il che significa facili, ma pur sempre alpinistiche, sulla base di caratteristiche particolari (come terreno infido, friabile, esposto, con neve, etc), dove le difficoltà non sono solo di ordine tecnico. Si tratta di una valutazione complessiva del livello e dell’impegno globale richiesto da un’ascensione: non rappresenta perciò né la somma né la media delle difficoltà tecniche dei singoli passaggi.
1 – Monte Popera – 3046 m (F max I°) – Gruppo Dolomiti di Sesto e Auronzo
Il Monte Popera è una massiccia montagna, tra le più possenti nell’arco Dolomitico. Ammiraglia nell’omonimo gruppo, presenta una via normale di salita, in condizioni ottimali, alla portata di ogni escursionista mediamente preparato ad affrontare l’ambiente e un dislivello di 1600 metri.
Il terreno presenta un nevaio perenne, sorpassabile senza grosse difficoltà, e un ambiente tipicamente dolomitico, con colate detritiche, rocce gradinate e sentiero talvolta esposto.
La salita non è particolarmente difficile se effettuata in condizioni ottimali nel tratto innevato della Busa di Dentro. In caso contrario è opportuno essere muniti di ramponi e piccozza. Le possibili difficoltà riguardano la capacità di orientamento nei ghiaioni, soprattutto in caso di scarsa visibilità, nella discesa dal vasto terrazzone sommitale.
Dal Rifugio Carducci, raggiungibile da Sesto in Val Pusteria, si prosegue verso la forcella.
Da lì si seguono le indicazioni per la Strada degli Alpini fino ad un bivio posto all´imbocco della Busa di Dentro. Per evidente traccia sulla destra, si risalgono lungamentele colate detritiche racchiuse tra il monte Giralba e La Mitria, fino a pervenire ad un nevaio perenne. Generalmente lo si attraversa senza grosse difficoltà, per buona pista tracciata. Ancora per ghiaie si risalgono i ripidi sfasciumi che portano alla base di una serie di rocce gradinate facenti capo alla Forcella Alta di Popera. Si rimontano le roccette con relativa facilità seguendo i numerosi ometti presenti, arrivando nei pressi della cresta che precipita nel versante opposto sul Valon Popera. Sulla destra, ancora per facili gradoni rocciosi, superata una anticima, si perviene al vasto terrazzone sommitale, ove è posta la croce di vetta. Da qui si gode di un grandioso ed aereo panorama sulle cime circostanti.
2 – Piz Conturines Nord Est – 3012 m (F max I°) – Gruppo Sasso Croce – Lavarella – Fanes
Stiamo parlando della cima principale del massiccio Cunturines, dominante la valle di San Cassiano (Alta Badia). La salita risulta interessante ed emozionante, ma occorre prestare attenzione alla lunghezza del percorso. Non adatta a chi soffre di vertigini, in quanto il tratto finale in prossimità della cima è esposto. Necessario il set da ferrata!
Dalla Capanna Alpina seguire il sentiero ben marcato (segnavia 11), che dopo alcuni tornanti conduce su di un´altura (Col de Locia q. 2069 m). Da qui il sentiero, dopo alcuni saliscendi tra pini mughi, ci porta ad una distesa erbosa (Plan de Sumorones). Attraversatala, si arriva al Passo Tadega (q. 2157 m). Si lascia quindi il sentiero svoltando a sinistra (tab.) fino ad arrivare al Lago di Conturines (2518 m). La traccia prosegue in un ambiente arido e solitario fino alla vasta sella tra le cime del Cunturines e Lavarella (q. 2885 m). Dalla larga insellatura, in traversata verso SE per terrazzi rocciosi, al ripido pendio ai piedi dell´appicco N della cima. In facile arrampicata su scalette e cavi d´acciaio (fare attenzione se innevato o ghiacciato), per cenge facili ma friabili si arriva alla cima. Prestare attenzione lungo la cresta finale!
3 – Cresta Strenta – 3124 m (F max I°) – Gruppo Sella
La Cresta Strenta è il grosso spallone a nord del Piz Boè che ne costituisce l’anticima nord, separato da esso dalla poco profonda Forcella dai Ciamorces. Si tratta di fatto di un’affilata cresta rocciosa praticamente orizzontale, senza una vera e propria sommità, ma molto scenica e affascinante da vedere e da conquistare. Si raggiunge facilmente sia in discesa dalla vetta del Piz Boè lungo la cresta nord, sia dal Rif. Boè passando per la suddetta forcella Forcella dai Ciamorces, o anche in traversata dalla cima del Piz da Lech Dlacé, in ogni caso con percorso non difficile su vaga traccia ben segnata.
Qualunque delle 3 salite decidi di fare, occorre avere confidenza con ghiaioni, pietraie e facili roccette di I grado e tratti attrezzati con cavo.
4 – Tofana di Rozes – 3225 m (F+ max I°) – Gruppo Tofane
La vista degli ultimi 30 minuti verso la vetta: detriti, leggera esposizione a destra e sinistra, per giungere ad una vetta maestra che regala panorami a 360 gradi.
Dal rifugio Dibona parcheggiare e seguire la larga strada sterrata a svolte, fino ad entrare nel ghiaione fra i due picchi rocciosi al centro del vallone, sentiero 403. Seguire poi il sentiero attraverso una zona di massi fino al Rif. Giussani, poco più di un’ora.
La parte iniziale della salita dal Giussani.
Dal Giussani seguire i bolli blu e rossi attraverso una zona di massi, poi sentiero che taglia un ghiaione. Seguendo bolli blu ed ometti si sale per delle terrazze detritiche per tratti alterni di traccia e detriti o roccette, fare attenzione agli ometti. Continuando così, senza particolari difficoltà, si giunge in cima e si scende per la stessa via di salita. L’ultimo tratto è leggermente esposto, ma il panorama, tra i più formidabili delle Dolomiti, ripaga tutta la fatica fin lì vissuta.
5 – Piz Boé – 3152 m (F+ max I°+) – Gruppo Sella
La forcella Pordoi
Il Piz Boè è il picco più alto del massiccio del Sella, raggiungibile da Arabba e da Corvara, con una posizione dominante che offre un panorama straordinario sui più famosi e blasonati gruppi dolomitici come il Catinaccio, il Sassolungo, le Odle, la Marmolada, le Tofane, il Pelmo, il Civetta e molti altri. La salita risulta essere piuttosto semplice, ma da affrontare con attenzione, in particolare se in presenza di neve nel ripido ghiaione iniziale o nella parte sommitale, dove sono presenti tratti attrezzati. Da tenere presente anche la quota che supera i 3000 metri in quasi metà dell’itinerario. Di veramente tranquillizzante c’è da dire che è impossibile perdersi: il percorso è molto frequentato (nella stagione turistica) e sempre ben segnato, non c’è margine di errore!
Lo stile del tratto finale del sentiero è questo: cavo alla mano, tuttavia percorso camminabile e mai tanto esposto.
Dal Passo Pordoi si risale il ripido ghiaione che porta, zigzagando, al Rifugio Forcella Sass Pordoi (Alternativa meno etica è la funivia…). Da lì si segue il sentiero 627 che prima in falsopiano e poi per facili rocce porta alla vetta, dove è ubicato un piccolo ma ristoratore rifugietto, Capanna Fassa.
6 – Catinaccio d’Antermoia – 3004 m (F+ max I°+) – Gruppo Catinaccio
Questa meravigliosa classica via ferrata, da fare almeno una volta nella vita, porta all’unica vetta oltre i 3000 metri del Gruppo del Catinaccio.
Si parte dal Rif. Gardeccia e si segue il s. 583 che porta al Passo delle Scalette (q. 2348 m) attraverso l’omonimo sentiero attrezzato (facile). Una volta al passo si prosegue per sentiero fino al Passo di Lausa (q. 2700 m). Ora si scende leggermente fino ad arrivare alla conca del Lago d’Antermoia e quindi al rifugio (3,30 h circa). In alternativa si può scendere direttamente dal P.so di Antermoia seguendo il sentiero che porta all’attacco della ferrata est.
Dal rifugio si costeggia il Lago d’Antermoia in direzione del passo d’Antermoia col s.584 ed in circa 45 minuti si arriva alla base del massiccio da dove inizia la ferrata. Si incontrano 2 scalette metalliche all’inizio e poi tratti di roccette sempre ben attrezzate con funi. Si giunge ad una larga cengia che man mano si restringe e quindi, superata un’ultima paretina attrezzata un poco esposta, in breve arriviamo alla cima. Stupendo il panorama a 360° su tutto il Catinaccio il Sella e il Sassopiatto.
Elemento di pericolosità è la presenza di neve generalmente fino a fine giugno o inizio luglio, variabile ogni anno naturalmente; occorre quindi valutare attentamente la situazione in loco, chiamando il rifugio se aperto, o informandosi ed affrontando il percorso con le guide alpine.
7 – Civetta – 3220 m (PD- max II°)
Cima di grande soddisfazione, percorso non difficile ma che richiede allenamento e grossa attenzione in alcuni punti, da evitare con neve o ghiaccio e affrontare solo con ottime condizioni meteorologiche. La grande parete nord ovest nell’ambiente alpinistico è nota come la parete delle pareti e lungo essa salgono alcune classiche e difficili vie di VI grado e oltre, come la famosa Solleder-Lettembauer, la Philip-Flamm, la via dei 5 di Valmadrera e le più recenti vie moderne Capitan Sky-hook e Chimera Verticale.
La parete delle pareti, la paretona, la muraglia… Insomma la parete nord della Civetta.
Il Monte Civetta, o la Civetta (“Civita” o “Zivita” per gli agordini e “Zuita” per gli zoldani) è la cima più alta del gruppo ed una delle cime più alte delle Dolomiti. Sul versante nord ovest è caratterizzata da un’imponente parete verticale alta più di 1000 metri e larga circa 4 chilometri, compresa tra la Cima Su Alto a sud ovest e la Torre Coldai a nord est. Sul versante est ricade con più abbordabili pendii a gradoni e ghiaie e lungo tale versante sale la via normale.
Seguire il sentiero 557 verso destra, risalendo ripidamente il ghiaione fino ad arrivare ad un dosso roccioso ed un canale. Presso il canale seguire le indicazioni e i bolli rossi e presto si trovano i primi tratti attrezzati. Seguire le corde fisse, passando per l’esposto Passo del Tenente, un cornicione roccioso inclinato verso valle e in salita, attrezzato con fune. Il percorso prosegue tutto ben attrezzato con fune per gradoni, cenge e tratti di ghiaie, non attrezzato in alcuni punti, ma senza particolari problemi, fino a raggiungere una forcella e la spalla su cui sorge il piccolo Rif. Torrani. Da qui seguire i bolli rossi dietro il rifugio e per gradoni rocciosi e sfasciumi, con ripida salita si raggiunge la piccola croce di vetta.
Il sentiero qui presentato della via normale risulta in parte attrezzato, in parte con leggera traccia e con diversi tratti su facili roccette, con passaggi su roccia. Anche un escursionista esperto può affrontare la salita, purché conscio della presenza di alcuni tratti più o meno esposti, di un buon grado di orientamento e di capacità basi di arrampicata, laddove necessarie.
8 – Cima della Vezzana – 3192 m (EE – F max I°+) – Gruppo Pale di San Martino
Montagna possente e frequentata, la Cima della Vezzana (3192 m) è il punto culminante del gruppo dolomitico delle Pale di San Martino, di poco più alta del vicinissimo Cimon della Pala (3184 m). Dalla vetta si gode ovviamente un panorama molto vasto, che abbraccia molti gruppi dolomitici oltre alle tante cime del gruppo delle Pale. La via normale si percorre generalmente dal Rifugio Pedrotti alla Rosetta (detto anche Rif. Rosetta, quota 2581 m), raggiunto con gli impianti di risalita che partono da San Martino di Castrozza (Cabinovia Colverde e Funivia Rosetta).
Si tratta di una bella escursione-salita alpinistica (varia molto in base alle condizioni in loco) in ambiente tipicamente dolomitico adatta ad escursionisti esperti (difficoltà EE – F ). Nonostante sia frequentata e segnalata, richiede comunque la capacità di muoversi su terreni spesso ripidi (con qualche breve tratto un po’ esposto) e di affrontare passaggi di facile arrampicata (massimo I°). Occorre inoltre tener presente che lungo la Valle dei Cantoni e sul pendio dopo il Passo del Travignolo rimangono nevai anche in estate, quindi è necessario informarsi bene, Ufficio Guide di San Martino di Castrozza o direttamente al Rifugio Rosetta.
Infine: non inganni il fatto che tra il Rifugio Rosetta e la cima ci sia un dislivello di soli 611 m. Considerando i diversi saliscendi, la salita ha un dislivello complessivo di 1020 m c.a (790 m c.a all’andata + 230 m c.a al ritorno, compresa la risalita alla stazione della funivia).
9 – Monte Serauta – 3069 m (F) – Gruppo Marmolada
Siamo tutti a concorrenza dei tristi fatti accorsi in una domenica di luglio qualunque sulla Marmolada, i quali rendono insicura, impraticabile e vietata la salita al monte. Non potevamo non citare due delle vette iconiche, che rientrano tra i 3000 più facili (ma non questo da sottovalutare).
La salita dal Passo Fedaia si svolge lungo il versante orientale del ghiacciaio della Marmolada, molto ritirato in estensione e spessore negli ultimi anni ed in ghiaccio vivo e sporco anche ad inizio stagione. Dalla cima si gode un grandioso panorama sull’affilata cresta ovest di P.ta Seràuta, la torre del Piz Seràuta e la verticale parete sud che precipita dalla cima est della Marmolada d’Ombretta. La salita risulta semplice, anche grazie agli abbondanti corrimano di funi metalliche che accompagnano fino alla cima.
Dal passo Fedaia seguire la strada sterrata che risale le pendici rocciose della zona di regressione del ghiacciaio orientale della Marmolada, fino ad incontrare la pista da sci sul ghiacciaio. Risalirla completamente, con due tratti di discreta pendenza, fino ad arrivare presso il traliccio superiore dello skilift. Seguire la pista a sinistra che passa sotto il tunnel di lamiera che conduce alla terrazza panoramica del rifugio Serauta. Dal Serauta risalire il pendio di neve (o ghiaia, in base alla condizione attuale) a destra del rifugio fino a raggiungere i corrimano di fune metallica che con qualche zig-zag risalgono il pendio roccioso finale fino alla cima.
10 – Cima Ombretta Est – 3011 m (F) – Gruppo Marmolada
La salita lungo la via normale parte dal rifugio Falier, da lì continuare per il sentiero 610 che risale verso il Passo Ombretta, attraversando una pietraia con grossi massi. Nei pressi del Passo sorge il Bivacco Dal Bianco (1,30 h) da cui si risale verso sud la traccia per Cima Ombretta Est, superando un tratto con alcuni cavi metallici ed un successivo faticoso ghiaione da risalire su traccia in diagonale verso sinistra. Giunti sulla cresta si continua per essa verso sinistra puntando all´evidente cima, ora sul filo ora sotto cresta in versante Vedretta del Vernale fino alla piccola croce di ferro.
Il piccolo ma ristoratore Bivacco Dal Bianco, che si incontra lungo la salita.
In generale la salita risulta semplice ma lunga, la cui fatica è ampiamente ripagata dalla grandiosa vista sulla parete Sud della Marmolada.
Sestogrado – yes, we climb.