In ambito alpinistico/outdoor sente si sempre più nominare la terminologia “Scrambling” o “Ravanage“, una definizione con cui si intende la pratica di un alpinismo con alcune caratteristiche:
- Alpinismo fuori dai sentieri, non seguendo una “via” così definita, seguendone anche solo un pezzo, ma non necessariamente, quindi “girovagare” per i monti scegliendo il proprio itinerario non vincolandosi a itinerari predefiniti.
- La difficoltà tecnica deve essere bassa. Lo Scrambling si inserisce tra alpinismo ed escursionismo, per cui una definizione che ne viene data dal punto di vista tecnico è che richiede l’utilizzo delle mani per superare tratti “impegnativi”, l’equivalente della classe 3 della scala Yosemite, il 2° grado di quella francese, per cui c’è un uso più frequente delle mani, con esposizione del pendio. La corda può essere utilizzata ma non è di norma necessaria. Diciamo che potrebbe essere rappresentato da quello che nelle guide di solito viene definito come “facili roccette”.
- Un’altra caratteristica dello Scrambling è la minima dotazione di attrezzatura. Non si dovrebbero affrontare tratti di arrampicata vera e propria, per cui la corda non dovrebbe essere indispensabile, anche se l’utilizzo di questa ed il portarsi un imbrago leggero per superare eventuali tratti imprevisti, rientra in una scelta personale. Niente chiodi, rinvii, o altro.
Ma in definitiva perché c’è la necessità di coniare un’attività come lo Scrabling, che altro non è che andare per i monti in modo plaisir, e che sostanzialmente è una forma di escursionismo, anche se leggermente più “spinto”?
I motivi secondo noi sono alcuni:
Necessità di categorizzare. Ormai niente sfugge alla necessità di categorizzare, semplificare, definire, qualsiasi attività compiuta dall’essere umano. In varie attività, tra cui alpinismo, si assiste da anni ad una iperspecializzazione che richiede un gergo specializzato, ecco che c’è il climbing, l’hiking, il trail running, lo speed climbing, il free solo, il solo climbing, etc. ed adesso lo scrambling.
Voglia di disimpegno. Siamo tutti i giorni messi alla prova. Sin da quando si è bambini (chi di voi li ha e li porta in qualche circolo sportivo sa di cosa stiamo parlando) e si pratica un qualche sport, ormai lo si fa solo in un’ottica agonistica e di competizione. Siamo in gara con noi stessi. Siamo in gara con il grado. Siamo sempre sul filo del successo/delusione in molte cose che facciamo. Lo Scrambling, da questo punto di vista, si inserisce come un’attività completamente fuori da questo schema, si potrebbe definire plaisir, ma non solo questo, dove per plaisir normalmente si intende una difficoltà tecnica contenuta, tale che ci consente di goderci la scalata senza sostanzialmente paura di morire. Lo Scrambling è anarchia: non ho una vera vetta da raggiungere, non ho una vera via da percorrere, ho un itinerario di massima ma anche se non lo compio, pazienza. Giro per il godimento che questo mi da senza essere in competizione don nessuno, né con me stesso, né con il cronometro, né con chi ha scritto la relazione di via (che non sto seguendo).
Un modo per impegnarsi in una attività, disimpegnandosi.
Anche se gli scettici possono sempre dire: sì ma è come fare escursionismo, che bisogno c’era di dargli un nome, etc. lo Scrambling sta diventando sempre più il modo di indicare l’attività svolta spensieratamente in ambiente alpinistico, un modo per girovagare godendosi il contesto, in massima libertà.
Come tutte le attività e le definizioni, anche lo Scrambling è destinato ad essere reinterpretato a seconda di chi lo compie e nel modo in cui lo fa. Ecco Alex Honnold che definisce una gita di Scrambling, una uscita con la sua ragazza ed una amica:
https://www.instagram.com/p/CDueV1QBoQs/?utm_source=ig_web_copy_link
Sì ma lui è Alex Honnold, che definizione gli si può dare?
Climb safe.