Quando arrampichiamo la nostra sicurezza è affidata agli ancoraggi presenti nella via. Che la spittatura ci piaccia o no (raro trovare un climber che non abbia qualcosa da ridire su posizione e distanza dei chiodi), si dovrebbe comunque essere grati a chi ha dedicato tempo e denaro per attrezzare e mantenere sicuro il nostro terreno di gioco.
Chiodare una via non è certo un argomento da prendere con superficialità: bisogna essere sicuri di ciò che si sta facendo, di quali materiali debbano essere utilizzati, del modo in cui fare la posa, etc.
Pur senza entrare nei dettagli di come effettuare una chiodatura, vogliamo darvi alcune informazioni relative agli ancoraggi di maggior diffusione nell’arrampicata sportiva per sapere come sono fatte quelle protezioni a cui “appendiamo” la nostra vita.
Generalmente, nell’arrampicata sportiva in ambiente si possono trovare:
1 chiodo tradizionale
2 chiodo ad espansione
3 chiodo resinato
1 Chiodo tradizionale
Stiamo parlando di un residuato di quando la via veniva effettuata in stile alpinistico e, se è ancora lì, è perché non si è più riusciti a toglierlo, la sua affidabilità è pessima, la sua tenuta è affidata al caso, gli anni e la corrosione hanno fatto il loro corso. Generalmente viene reso inutilizzabile (piegato a colpi di martello) per non far cadere in tentazione chi arrampica. Può essere integrato con altre protezioni nelle vicinanze, come spit o resinati, ma se doveste trovare un vecchio chiodo come unica protezione “obbligata” in un determinato passaggio ricordatevi di non trazionarlo mai lateralmente (come a sfilarlo) e ovviamente non appendetevi sopra.
2 Chiodo ad espansione
E’ il tipo di protezione più diffusa nelle falesie ed è composta da placchetta e tassello ad espansione. La placchetta può essere composta di alluminio, acciaio zincato, acciaio cromato, acciaio inox o acciaio inossidabile anti corrosione HCR, mentre il tassello può essere di acciaio zincato, acciaio cromato o acciaio inox, acciaio anti corrosione di tipo HCR.
Vantaggi: è relativamente facile da posizionare, il diametro del foro è piccolo, economico, si può sollecitare immediatamente.
Svantaggi: elevata pressione di espansione (bisogna conoscere bene tipo di roccia, il grado di solidità e la distanza dagli altri chiodi), foro non stagno (entrata di acqua).
3 Chiodo resinato
E’ composto dal chiodo (fittone) e dalla resina bicomponente in fiala (epossidica o epossidacrilica). Si inserisce tramite inserimento della resina nel foro, posizionamento del chiodo e attesa per la presa della resina.
Vantaggi: foro stagno, nessuna pressione sulla roccia, alta resistenza.
Svantaggi: non si possono sollecitare immediatamente, posa non facile/rischio di errore, dimensioni foro maggiori del chiodo a spit, relativamente costoso e maggiormente impattante, esteticamente, nella roccia.
Come dicevamo, per chiodare una via in ambiente è necessario avere ben chiaro una serie di nozioni e di procedimenti, alcuni importanti e sempre validi sono:
– deve essere utilizzato solo materiale conforme alla norma EN959 e UIAA
– in acciaio inox A2 AISI 304L (1.4307) o superiore
– in zone marine o in vicinanza al mare, con elevato pericolo di corrosione, è necessario l’utilizzo di acciaio A4 AISI 316L o acciaio HCR 904L
Inoltre è importante tenere conto del fenomeno dell’elettrocorrosione, cioè quel processo per cui se si avvicinano due metalli differenti si verifica la migrazione di particelle dai metalli meno nobili a quelli più nobili e il metallo meno nobile si “scioglie”: per cui mai utilizzare chiodi composti da differenti metalli nobili.
Esempio di materiale da risanare: