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Arrampicata su placca, odi et amo

“Placca is always placca”. Questo è il detto che riecheggia tra le oscure placche della nostra falesia di casa, Rocca Pendice. Migliaia e migliaia di scalatori, fieri portatori dello stemma del 7a in strapiombo su calcare, si sono dovuti inchinare al sesto grado sulla trachite, super aderente sì, ma liscia come il sedere di un bambino, in grado di sconfiggere i più arditi climber muscolari.

Quando si tratta di placca di solito i climber si dividono in due categorie: “la placca mi becca male” e “amo l’arrampicata su placca”.

E infatti è così, la placca o si ama o si odia. Richiede uno stile di arrampicata elegante, totale fiducia nei piedi ed una mente salda, soprattutto quando la via è spittata lunghetta e non si vuole finire come la mela gratuggiata.

Ecco, per gli amanti e non, 6 consigli su come affrontare al meglio questo stile di arrampicata, per godersela appieno o, perlomeno, per non tornare con le pive nel sacco:

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Sedere in fuori. Talloni giù.

Allontana il sedere dal muro per allineare il baricentro sui piedi. Abbassa i talloni, impegnando la pianta del piede. La gravità e la gomma faranno il resto. Più la placca è appoggiata e più devi allontanare il sedere.

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Non esitare mentalmente

La placca richiede ritmo. Quando le prese iniziano a scomparire, il nostro istinto è quello di cercare di aggrapparci all’inaggrappabile! Trovare un ritmo mentale aiuta moltissimo, bisogna cercare di avere un flusso costante, focalizzato. Quando il gioco si fa duro, bisogna cercare di continuare a muoversi.

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Non esitare fisicamente

Su tiri duri e strapiombanti, siamo abituati a dividere la via in sezioni, vedendo i rest come delle isole di sicurezza. Su placca, abbandona questo approccio. Non avere fretta, ma muoviti costantemente e respira regolarmente. Più fai muovere i polpacci e più eviterai di generare la temutissima e tremolante gamba di Elvis.

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Le mani sono i tuoi piedi.

Pensa alle tue mani come a delle ventose, premi con i palmi contro la roccia. Quando sei costretto a fare un passo alto o un passaggio mano/piede, utilizza i pollici, non i palmi per spingere contro la parete.

 

Non ti allungare.

Con appigli lontani si può avere la tentazione di allungarsi al massimo per andare a prendere quella piccola ancora di salvezza lassù. Non farlo. Allungandoti eccessivamente, avvicini il tuo baricentro al muro, diminuendo il contatto e l’attrito gomma/roccia. Riprendi la posizione e fai piccoli movimenti di mani e piedi. Evita di fare passi particolarmente alti, movimenti così lunghi portano a scatti che destabilizzano il tuo assetto, togliendo presa ai piedi. La placca non è come un boulder, sii determinato e calmo, non violento.

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Occhio a non ghisare i polpacci

La temuta gamba di Elvis (dal balletto tremolante) o la Singer (dalla macchina da cucire azionata a pedale), sono gli incubi di ogni climber che scala su placca. Così come vuoi evitare di ghisare gli avambracci su strapiombo, evita di ghisare i polpacci su placca. Appena puoi, cerca di riposare i piedi. Appena raggiungi un punto comodo, alterna i piedi nell’appoggio e scarica l’altro, scrollandolo, così come faresti con gli avambracci durante un rest.