Quante volte (per chi non è proprio altino) abbiamo detto: “maledizione, ancora 5cm e ci arrivavo”, “ma questo spit, potevano metterlo un po’ più basso”. Per poi assistere all’amico spilungone di turno che nel medesimo passaggio che ci ha messi in croce, rinvia senza problemi ed effettua il passaggio?
Quindi, c’è differenza tra essere alti 1.80 e 1.70? Di sicuro sì. Innanzitutto cambia il modo di fare una via. Due climber con 10cm di altezza di differenza, interpreteranno ed effettueranno la via in modo diverso (non tutta, si intende) ed i beta non saranno gli stessi. Generalmente si può dire che l’altezza aiuta a raggiungere passaggi lontani e quindi a stabilizzarsi per l’alzata di piede su placca, dritta ed appoggiata. Su strapiombi o vie aggettanti, il fatto di essere alti e con le braccia lunghe da meno vantaggio perché a braccio disteso si è più lontani con il busto dalla parete e perché per effettuare passaggi duri bisogna “accorciarsi”, cosa che viene meglio se non si particolarmente alti.
Se si guardano le altezze dei principali atleti di livello mondiale, anche del passato, si noterà che, con le dovute eccezioni, sono più o meno tutti intorno a 175/178cm:
Stefano Ghisolfi 170cm
Chris Sharma 183cm
Alex Megos 170cm
Adam Ondra 185cm
Alex Honnold 180cm
Magnus Midtbø 174cm
Wolfgang Güllich 178cm
Jakob Schubert 173cm
Reinhold Messner 182cm
Kai Arada 168cm
Stefano Ghisolfi, 170cm di altezza.
Se, nel gesto tecnico dell’arrampicata, ognuno imparerà a fare i conti e quindi a sviluppare uno stile compatibile con la propria altezza, c’è da dire che nella “proteggibilità” della via le cose possono cambiare. Il chiodatore per decidere dove mettere lo spit, cosa fa: valutata la distanza tra una protezione e l’altra, valutata il tipo ed il punto migliore della roccia, “simula” una posizione da cui effettuare la rinviata e posiziona lo spit. Cercherà degli appoggi buoni che consentano al climber di effettuare la rinviata. Ecco che se il chiodatore è un rappresentante dell’altezza media di 175/178cm, è possibile che farà un inserimento di spit logico per un climber della sua altezza, mentre un climber alto 168cm, con gli stessi appoggi non si troverà perfettamente “comodo” e dovrà fare un movimento ulteriore.
Questa situazione, può essere “scocciante” nel momento in cui lo spit è proprio sopra o in corrispondenza del passaggio chiave della via, in cui un climber di 178cm riesce a rinviare e quindi ad effettuare il passaggio chiave “da protetto”, un climber più basso, sarà costretto ad affrontare il passaggio con la rinviata sotto ai suoi piedi, per poi proteggersi una volta superato il chiave.
CONSIGLI E TECNICHE
Per i “non altissimi” è così, punto e basta, anche se ci sono delle tecniche che ci consentiranno di ovviare, seppur parzialmente, al gap dell’altezza, vediamone alcune:
1 utilizza scarpette rigide ed arcuate. Le scarpette stile ballerina sono comode in generale e particolarmente su placca. I modelli arcuati e con suola più rigida sono indicati per boulder e strapiombi, dove c’è da “spingere” con la punta. Tuttavia le scarpette con suola piatta, costringono a portare il tallone più in basso ed a fare maggiore sforzo per “allungarsi”, mentre le scarpette arcuate con suola rigida forniscono maggiore sostegno quando si devono estendere i polpacci al massimo.
2 stai corto. La tendenza, quando si cerca di raggiungere appigli lontani è quella di “iper estendersi”. Il problema è che se non ci arrivi, non ci arrivi (senza parlare poi del rischio di ritrovarsi bloccati nella posizione del Cristo). Abituarsi a stare corti, insegna l’abilità a portare più in alto possibile i piedi, stando ranicchiati, consentendo di effettuare un allungo elevato quando si parte da posizione accorciata. Il massimo esemplare rappresentante di questo stile è Adam Ondra, che notoriamente, forza questa tecnica in modo incredibile e completamente diverso dalla maggior parte di top climber. Sì, Adam è Adam, ma copiare dai migliori aiuta.
3 non impugnare la presa. La tentazione, quando si ha una buona presa, è quella di impugnarla fino al massimo della sua possibilità, infilando le dita in profondità. Così facendo ci teniamo meglio, ma, quando è il momento di muoverci, abbiamo una portata più limitata. Se riesci a tenere la presa all’esterno, senza impugnarla troppo, avrai maggiore estensione con l’altra mano.
4 applica la reglette. Sì, non è la tecnica più salutare per i tendini e le articolazioni delle nostre dita (qui vedi perchè), ma la reglette, può tramutare una presetta che non ci tiente, in una presa, che ci consente di alzare ancora un po’ i piedi.
5 fai molto stretching. Inserire una routine di stretching nel proprio allenamento favorisce l’allungamento degli arti. Rompendo il tessuto connettivo del corpo, lo stretching consente a muscoli e tendini di allungarsi di più, oltre che ad essere più forti. Vuoi un piano di allenamento/stretching? Leggi qui.
Sestogrado – yes, we climb.