Le “Climbing Cholitas” o “Cholitas Escaladoras Bolivianas” sono un gruppo di donne indigene Aymara che stanno rompendo gli stereotipi e cambiando le percezioni. A gennaio 2019 hanno raggiunto la vetta di 6962 metri del Monte Aconcagua. La montagna più alta al di fuori dell’Asia.
Le “Cholitas” utilizzano corde, piccozze e ramponi. Sopra ai pantaloni tecnici, però, indossano la “pollera”, una larghissima gonna. In testa, quando non c’è bisogno del casco, portano la tradizionale bombetta. Nessuna di loro ha tagliato le sue lunghissime trecce.
La parola “Cholita” veniva precedentemente usata come termine peggiorativo per le donne indigene Aymara della Bolivia. Ma queste donne lo rivendicano come un distintivo d’onore.
In un passato molto recente, appena 10 anni fa, le donne Aymara indigene della Bolivia erano socialmente ostracizzate e sistematicamente emarginate. Conosciute come “Cholitas” e facilmente riconoscibili per le loro gonne larghe, i capelli intrecciati e i cappelli a bombetta, subivano discriminazioni razziali; gli veniva rifiutato l’ingresso in alcuni ristoranti, l’utilizzo dei mezzi pubblici e l’accesso ad alcuni luoghi come la piazza centrale della capitale, Plaza Murillo.
Hanno tra i 25 e i 55 anni, vivono a El Alto, un sobborgo di La Paz a 4000 metri di quota. Per anni, hanno accompagnato gli alpinisti stranieri come cuoche o portatrici. I mariti di alcune di loro sono guide. Prima che un exploit sportivo, il loro è stato un salto culturale.
I registi Jaime Murciego e Pablo Iraburu, che le hanno accompagnate sull’Aconcagua, hanno realizzato “Cholitas”, un film che racconta la loro storia, presentato al Trento Film Festival.