Avremmo voluto cominciare da piccoli. Quante volte abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico se qualcuno, allora, ci avesse portato a scalare? Ecco perché ora guardiamo con una punta di invidia i bambini che hanno la fortuna di indossare imbrago e scarpette. Ecco perché, se avessimo dei figli, gli faremmo provare questo gioco speciale. Ecco perché, avendoceli, speriamo di riuscire a trasmettergli la nostra passione. E li portiamo ad arrampicare.
Uno dei falsi miti da sfatare è che i bambini non abbiano paura di nulla. Può certo accadere che siano i genitori o gli adulti in genere a inculcare i più svariati timori sulla base delle loro ansie; tuttavia alcune paure legate all’arrampicata sono assolutamente istintive e non hanno a che fare con paranoie genitoriali. La paura del vuoto per esempio. Se un bambino si appresta a fare la sua prima scalata, appenderlo senza preamboli a una corda non è sempre la mossa migliore. Può convenire infatti, laddove ce ne sia la possibilità, fargli fare dei piccoli traversi alla base della falesia o in palestra, senza farlo salire troppo, per permettergli di sperimentare la sensazione di non avere più i piedi poggiati per terra.
Una volta imbragato, ugualmente è meglio andare per gradi e non insistere troppo se dopo pochi passi, vuole tornare giù. Non c’è niente di più sbagliato di forzarlo, soprattutto se è la sua prima esperienza. Non è detto che una volta a terra non voglia immediatamente riprovarci!
É importante prestare attenzione anche alla calata. Alcuni bambini infatti possono essere particolarmente spigliati nel salire, ma farsi prendere dall’agitazione durante la discesa. Una situazione tipica vede il bambino appeso in cima alla parete (che ha arrampicato in tutta tranquillità), attaccato con entrambe le mani agli appigli, spaventato, talvolta in lacrime, totalmente sordo all’adulto che gli dice di mollare le prese per poter essere calato. É vero, la calata può creare ansia anche ai grandi, ma il bambino, soprattutto se molto piccolo, difficilmente potrà essere convinto in modo razionale che lasciando le prese non gli accadrà niente. Un suggerimento efficace è di fargli provare la calata quando ancora è molto in basso, a portata di mano di chi sta a terra che potrà rassicurarlo e aiutarlo a mettersi nella posizione corretta per la discesa. Utile può essere dirgli di tenere la sua corda o il nodo, cosa che gli darà l’impressione di essere aggrappato a qualcosa mentre scende.
Se il bambino inizierà regolarmente a scalare avrà il suo percorso a seconda che frequenti una palestra o faccia pratica su roccia Nel primo caso verosimilmente sarà inserito in un gruppo e seguito da un istruttore. É importante tenere presente che l’allenamento dei bambini differisce da quello degli adulti. Ogni attività, dal riscaldamento in poi può essere presentata in maniera ludica, come un gioco (una semplice “carriola” è un ottimo modo per scaldare polsi e spalle). Inoltre l’allenamento dovrà essere il più possibile a tutto tondo e non concentrarsi solo sui muscoli adibiti alla scalata (cosa fra l’altro valida anche per gli adulti!). Adattissime tutte le attività e i giochi di coordinazione ed equilibrio. Banditi tutti gli esercizi con sovraccarico!
Per quanto riguarda le tecniche specifiche di arrampicata, le possibili attività variano naturalmente a seconda dell’età, ma in ogni caso è meglio stimolare il loro apprendimento attraverso la scoperta più che con un insegnamento “diretto”; il bambino che scopre che tenendo le braccia tese si fatica di meno, lo metterà più facilmente in pratica. I nomi stessi delle tecniche possono essere adattati: la ben nota “rana”, il “granchio”, il “canguro” rendono più visualizzabile il movimento.
Il discorso fondamentalmente non cambia se il bambino viene portato sulla roccia: si deve divertire e stare bene. In questo senso vanno anche rispettati i suoi gusti. É possibile che un bambino si diverta di più sulle vie che hanno grosse prese e apprezzi di meno le placche povere di appigli. Avrà tempo in futuro per diventare, se vorrà, uno scalatore poliedrico.
A fronte degli sforzi e dell’entusiasmo di genitori appassionati, può comunque accadere che il pargolo non voglia seguire le loro orme e sarebbe un gran peccato. C’è sempre bisogno di qualcuno di più giovane che monti le vie.