La cordata di alpinisti precipitata in Marmolada procedeva in simul climbing

Il 3 settembre del 2024 Francesco Favilli and Filippo Zanin, disgraziatamente, sono morti in una caduta sulla parete sud della Marmolada.

Per quanto le ricostruzioni successive ad un incidente, difficilmente riportano con certezza le dinamiche che hanno portato a tale incidente, in questo caso i membri del Soccorso Alpino che hanno effettuato i soccorsi, hanno rilevato che probabilmente i due alpinisti stavano procedendo in simultanea o nella così detta modalità simul climbing. Questa interpretazione deriva dal fatto che i soccorritori non hanno trovato alcuna protezione nel tratto da cui i due alpinisti sono precipitati. Nessuna sosta o materiale avrebbe ceduto.

simul

Il simul climbing o arrampicata in simultanea è, di fatto, un modo di procedere nella così detta “in conserva”, cioè i due alpinisti procedono legati, senza che l’uno faccia sicuro all’altro. E’ una modalità di progressione tipica in ambiente alpinistico, su nevaio, ghiacciaio, che in parete però viene effettuata normalmente da climber che stanno attraversando una sezione di grado molto inferiore alle proprie capacità e che, per questo motivo, vogliono superarlo rapidamente.

La progressione in simultanea, pur avendo degli evidenti rischi, tuttavia ha la possibilità di essere protetta, utilizzando dei dispositivi bloccanti, o anche solo posizionando delle protezioni tra un climber e l’altro. Non descriveremo qui le tecniche, ma la spiegazione la puoi trovare qui

progressione in simultanea

Nel caso dell’incidente in questione, secondo Mirco Grasso, amico di lunga data e in passato compagno di cordata di Favilli, i due stavano pianificando di scalare la via classica di 20 tiri Don Quixote (6a; 750 m), la via più semplice della parete sud. Grasso, che ha esaminato le foto scattate sul telefono di Zanin dopo l’incidente, ritiene che i due abbiano attaccato da subito una via sbagliata.

Grasso ipotizza che i due, resosi conto dell’errore dopo alcuni tiri, abbiano provato a riportarsi sulla linea corretta e che Favilli per farlo, abbia attraversato una sezione liscia e poco esposta, ma con poche fessure e difficile da proteggere. Si presume che Favilli abbia scalato un’intera lunghezza di corda senza trovare alcuna possibilità di piazzare protezioni né costruire una sosta; a quel punto Zanin avrebbe smontato la sua sosta per procedere in simultanea, permettendo a Favilli di raggiungere un sistema di fessure più in alto.

L’unica certezza, secondo Grasso, è che i due stavano scalando simultaneamente, senza protezioni tra di loro, quando sono precipitati per 90-120 metri dalla parete sud.

I soccorsi sono stati allertati poco prima della mezzanotte del 3 settembre dalla moglie di Zanin, preoccupata per la mancanza di risposte ai suoi messaggi. Alle 5:30 del mattino successivo, un elicottero di soccorso ha avvistato i corpi di Favilli e Zanin in una zona detritica alla base della parete.

Favilli, 44 anni, e Zanin, 36 anni, lavoravano entrambi per il marchio italiano di calzature outdoor Scarpa, rispettivamente come brand manager e specialista di marketing. Favilli era un alpinista particolarmente esperto, che aveva aperto la via Mixte Feeling (M6+ WI 5; 560 m) sulla parete nord-est del Civetta (3.216 m) insieme a Christian Casanova e Mathieu Maynadier nel gennaio scorso. Un anno prima, lui e Maynadier si erano recati in Québec, Canada, dove avevano concatenato le classiche vie di ghiaccio La Loutre e La Pomme d’Or (WI 5+) per un totale di 600 metri di scalata ripida.