La piccozza, insieme ai ramponi, è il nostro punto di collegamento con il ghiaccio. Diventa quindi una vera e propria estensione del nostro corpo. Proprio per questo è importante scegliere quella giusta, mantenerla nella maniera corretta e soprattutto imparare a utilizzarla nel migliore dei modi.
Mentre la scegliete su Sestogrado:
Prima dell’acquisto pensate bene a quale scopo la piccozza vi servirà, se una dritta da escursionismo o una più tecnica per affrontare difficili salite alpinistiche, fino ad arrivare a quelle per l’arrampicata su ghiaccio.
Per scegliere della lunghezza di una piccozza classica, dritta, da randonee glaciale potete misurare la distanza tra la punta delle vostre dita, con il braccio steso lungo il vostro fianco, e il suolo, l’ideale sarebbe farlo indossando i vostri scarponi da montagna. Un’altra misura che può essere importante e quella della dragonne, il lacciolo di sicurezza, controllate sempre che la sua asola si adatti alla misura del polso dei vostri guanti da alpinismo.
Quando la tenete in casa:
La piccozza deve essere riposta in un luogo non umido, con becca e puntale protetti.
Dopo ogni utilizzo asciugate bene puntale, testa, lama per evitare che si formi ruggine, potete anche applicare un sottilissimo strato di WD40 per tenere il metallo al sicuro. Assicuratevi che la lama sia sempre ben affilata e che paletta o martello non presentino crepe o rotture. Controllate regolarmente il serraggio della viteria.
Le tecniche base:
Come suggeriamo sempre la cosa migliore per imparare ad andare in montagna e utilizzare i vari attrezzi che ci permettono di farlo è quello di affidarsi all’esperienza di una Guida Alpina. Quello che può esservi utile è prendere confidenza con alcune tecniche base da effettuare con la piccozza.
Impugnare la piccozza durante la progressione classica: La mano che la tiene è sempre quella a monte, impugnata sulla testa come se fosse un bastone, becca all’indietro sia in salita che in discesa, in tal modo portando alla mano libera il manico della picca, la becca viene a trovarsi rivolta verso il pendio, pronta per l’autoarresto.
L’impugnatura per l’autoarresto in caso di caduta: la mano a monte che deve essere quella che già impugnava la piccozza sulla testa mantiene la stessa impugnatura, mentre la mano a valle impugna la piccozza sul manico poco prima del puntale. Se si cade testa valle bisogna puntare la becca lateralmente per eseguire una rotazione e portarsi testa a monte. Posizionare la piccozza all’altezza della spalla con la becca verso l’esterno, il manico in diagonale sopra il busto. Ribaltarsi in posizione supina per affondare con il peso del corpo la becca nel ghiaccio.
Sotterrare la piccozza per creare un punto di ancoraggio: scava una buca con lunghezza almeno pari a quella della piccozza, con un profondità di almeno una ventina di centimetri e con la base di uno strato di neve coeso agli strati sottostanti; una volta ultimata la buca, creare a valle, a una distanza di circa un terzo dell’altezza della buca un canale perpendicolare allo scavo. A questo punto si dispone una fettuccia o un anello di cordino sul manico della piccozza e lo si blocca con un nodo barcaiolo a quella che dovrebbe essere il centro di bilanciamento della piccozza. Si inserisce la piccozza nella buca con la becca conficcata nella neve. Il cordino o la fettuccia devono uscire dal canale e puntare verso il basso, in modo che in caso di trazione non ci sia una forza che agisce verso l’alto. A questo punto si copre il tutto con la neve, facendo ben attenzione che il punto d’aggancio del cordino sia ben visibile all’esterno, e si compatta. L’ancoraggio è pronto.
Creare gradini nel ghiaccio: tecnica “vecchia scuola”,ma sempre utile. Mettetevi fianco al pendio e con la paletta della piccozza intagliate un gradino delle dimensioni di uno scarpone oppure abbastanza grande da permettervi di sedervi per riposarvi. Questa tecnica vi permetterà di trovare un po’ di riposo nelle lunghe e faticose salite.