L’inverno è alle porte anche se… a volte, a dir la verità molto spesso, ci chiediamo perché andiamo ad arrampicare su ghiaccio. Fa un freddo cane, gli avvicinamenti sono quasi sempre lunghissimi e con la neve alle ginocchia, ci si alza prestissimo la mattina per arrivare nel punto della valle più lontano possibile dal sole, dove forse neanche un orso polare andrebbe a passare qualche ora della sua vita, il tutto per scalare qualcosa di tanto effimero che potrebbe staccarsi da un momento all’altro. Eppure da dicembre a febbraio eccoci a piantare piccozze, ramponi e chiodi in quelle colonne d’acqua ghiacciata. E ve lo possiamo assicurare, non c’è quasi niente di così emozionante…quasi.
Per arrampicare su ghiaccio bisogna imparare una tecnica differente rispetto alla roccia, non solo nella progressione, ma anche nelle manovre. Infatti qui la chiodatura ce la facciamo noi, dove e come vogliamo (o quasi), così come siamo noi a decidere dove e come costruire le soste, il primo passo della sicurezza. Se la disciplina risulta adatta a un novizio su cascate facili, non dimentichiamo che solamente anni di attività e sperimentazione personale danno la possibilità di muoversi sul terreno in modo sicuro. L’ice climber deve essere formato in tutte le varie discipline dell’alpinismo, perché si arrampica in un ambiente particolare che richiede la conoscenza di diversi tipi di terreno e delle relative problematiche. Non esiste una sola tecnica per affrontare una salita, bisogna essere in grado di affrontare le difficoltà man mano che si propongono e prendere decisioni con rapidità.
Se siamo abituati a scalare in falesia l’idea di arrivare in cima al tiro e montare da zero la sosta non ci è molto familiare, andremo quindi a vedere le basi di questa tecnica.
Scegliere dove attrezzare una sosta
Nell’arrampicata su ghiaccio le soste vanno sempre costruita di lato rispetto alla linea di salita del primo di cordata per evitare, non solo che in caso di caduta il primo ci finisca addosso, ma anche che il ghiaccio che può staccarsi durante la progressione possa colpire chi assicura, la sosta o le corde. Bisogna sempre cercare di posizionare il nostro punto di ancoraggio principale al riparo dai pericoli (stalattiti sospese, canali di scolo della neve dall’alto, tetti) ed in posizione comoda perchè chi fa sicura già dovrà sopportare un gran freddo, almeno cerchiamo di farlo stare comodo e possibilmente libero di muoversi un po’ per far aumentare la circolazione sanguigna. Il ghiaccio deve essere compatto per rendere la chiodatura sicura. Dove è possibile, è bene attrezzare la sosta su roccia o sfruttare eventuali alberi ai bordi della cascata, controllando che siano solidi e non semplicemente tronchi incastrati nel ghiaccio. È sempre bene avere attaccati all’imbrago qualche chiodo da roccia, nuts e friends.
Come costruire la sosta
La sosta deve essere costruita con almeno due punti che possono essere rappresentati da due viti da ghiaccio, una vite ed una clessidra, una abalakov, una vite e un friend, e così via, insomma l’idea è quella di creare una sosta il più solida possibile. Scegliere se utilizzare una sosta a due o più punti di ancoraggio dipende dalle caratteristiche di tenuta ed affidabilità di ogni singolo materiale utilizzato, che a sua volta dipende soprattutto dalla compattezza del ghiaccio.
La Abalakov è una tecnica con cui si realizza una V dentro il ghiaccio e si costruisce una sosta, leggi qui come.
Nel realizzare la sosta le viti andrebbero posizionate in verticale una sull’altra, distanziate tra loro di almeno 40 cm per poi essere unite da cordino (Ø 7÷9 mm) oppure da cordini in kevlar e fettucce. Scegliere se creare una sosta fissa o mobile è anche in questo caso qualcosa che deve essere dettato dall’esperienza.
Le viti da ghiaccio sono disponibili in vari modelli e lunghezze, ognuna in funzione di una situazione ed utilizzo preciso.
Se le due viti sono posizionate in maniera corretta l’angolo formato dai due rami di cordino provenienti dalle due viti sarà molto piccolo, quindi il carico applicato al vertice del triangolo sarà diviso in parti uguali su ogni ancoraggio senza sollecitare inutilmente gli ancoraggi stessi con componenti orizzontali di forza troppo elevate. Infatti, l’aumento della distanza orizzontale tra i due chiodi fa crescere l’angolo tra i due rami, con la conseguenza negativa di aumentare il carico su ogni singolo ancoraggio a causa dell’aumento della componente orizzontale di forza. Chi assicura si collegherà al vertice del triangolo posizionandosi più in basso, ad una distanza tale da ridurre il più possibile il sollevamento.
In questo video la manovra è spiegata molto bene:
Come sempre vi consigliamo di effettuare qualche giornata in compagnia di una Guida Alpina per imparare tecniche fondamentali di progressione su ghiaccio direttamente sul campo.