Un ghiacciaio è come un campo minato! Un’immensa (anche se di questi tempi forse “immensa” non è l’aggettivo corretto) distesa costellata di buchi e spaccature, i famigerati crepacci, di dimensioni e profondità diverse che spesso si nascondono sotto un leggero strato di neve. Davvero difficile, a volte quasi impossibile, individuarne con esattezza la presenza oppure comprendere se i ponti di neve che si sono formati sopra di essi grazie al lavoro del vento sono forti a sufficienza da reggere il passaggio di una o più persone. Una “passeggiata” su ghiacciaio non avrà mai fattore di rischio zero, ma legandosi in cordata in maniera corretta è possibile limitare il più possibile gli incidenti. Se sono le prime volte che vi avventurate in un ambiente di questo tipo il consiglio è sempre e solo uno: quello di affidarvi a una guida alpina che vi possa spiegare ed insegnare direttamente sul campo le giuste procedure da seguire.
Nella maggior parte dei casi la progressione in cordata su ghiacciaio avviene in “conserva lunga”, poiché rappresenta il giusto compromesso tra le esigenze di sicurezza e rapidità di progressione, solo quando i pericoli diventano oggettivi e il terreno lo richiede si effettuano manovre di assicurazione su ancoraggi fissi.
COME FORMARE LA CORDATA
La cordata ideale per la progressione su ghiacciaio è formata da due o tre elementi legati tra loro per mezzo di una corda che deve essere lunga almeno 50 metri poiché tra ogni singolo deve esserci una distanza di almeno 10-15 metri. La cordata a 3 trattiene più facilmente l’eventuale caduta di un compagno in crepaccio e offre maggiore versatilità nelle manovre di corda.
Il capocordata, ovvero il componente più esperto, si posiziona in testa nei tratti in piano o in salita, mentre in coda nei tratti in discesa al fine di trattenere eventuali cadute degli altri membri della cordata.
Nella cordata a tre componenti il centrale si lega a metà corda realizzando un nodo delle guide con frizione conservando una asola lunga circa 50 cm (asola distanziatrice) che viene collegata all’imbracatura tramite moschettone con ghiera e nodo barcaiolo. L’asola distanziatrice, consente, in caso di caduta del primo di cordata, che anche il terzo componente della cordata possa intervenire per aiutare nella trattenuta.
Il primo e l’ultimo componente della cordata si legano anche alle estremità della corda, con un otto infilato direttamente all’imbracatura: ciò consente di riutilizzare velocemente la lunghezza completa della corda restando sempre assicurati. La corda eccedente va infilata dentro lo zaino oppure avvolta attorno al busto.
Sulla corda che corre da un membro all’altro, a una distanza di circa 4-5 metri da ogni singolo partecipante, si vanno a creare dei nodi a palla, questi hanno lo scopo di frenare e , si spera, bloccare lo scorrimento della corda sul bordo del crepaccio in un’eventuale caduta del compagno. L’uso dei nodi a palla è raccomandato in particolare su ghiacciaio innevato quando l’individuazione dei crepacci risulta più difficoltosa e il nodo tende ad incastrarsi sul bordo del crepaccio. In caso di ghiacciaio secco o con superfici gelate non conviene adottare il nodo a palla: infatti, in situazione di caduta, la corda di cordata scava un solco sul bordo del crepaccio e ciò produce un certo attrito che rallenta la corsa; viceversa il nodo a palla tende a far fuoriuscire la corda dal solco e quindi non favorisce il bloccaggio della corda.
Se ci si sta avvicinando a una parete rocciosa e si dispone di due corde è sempre bene affidare la seconda all’ultimo membro della cordata, in quando è statisticamente più probabile che sia il primo a cadere in un crepaccio.
COME AVANZARE IN CORDATA A CONSERVA LUNGA
La cordata avanza con passo regolare e uniforme, i vari componenti dovranno tenere nella mano a monte la piccozza pronta per una manovra di auto-arresto, mentre in quella a valle la corda sempre ben tesa a mano rovesciata (palmo rivolto verso il basso e pollice verso se stessi), in modo da evitare in inciampare o di tagliare con i ramponi la corda, ma soprattutto di avvertire la tensione della corda prima che lo strappo di un’eventuale caduta venga a gravare interamente sull’imbrago causando uno squilibrio e di conseguenza una caduta. È buona norma che ogni componente di una cordata abbia a disposizione almeno due chiodi da ghiaccio lunghi. Questo perché nell’eventualità di una caduta chi deve effettuare il soccorso potrà creare un punto di ancoraggio saldo, ma anche chi è caduto, se cosciente e con la possibilità di muoversi, può auto assicurarsi e attendere con maggiore tranquillità i soccorsi.
Si traccia la pista cercando di seguire le zone meno crepacciate (anche quando il ghiacciaio appare uniformemente coperto di neve e privo di crepacci). Durante l’avanzamento bisogna, nei limiti del possibile, mantenere una direzione perpendicolare a quella degli eventuali crepacci, sondando spesso il terreno con i bastoncini oppure con la piccozza. Le morene laterali, quando percorribili, sono sicure e in caso di nebbia impediscono di smarrire la direzione. Durante l’escursione bisogna seguire sempre la via più sicura, anche se talvolta obbliga a un percorso più lungo e tortuoso. Solo l’esperienza permette di intuire l’esistenza e l’orientamento dei crepacci in base alla struttura del ghiacciaio. I crepacci nascosti si distinguono sovente grazie alle strisce di neve portata dal vento, più candida della neve circostante, oppure grazie a strisce di neve opaca, a leggeri avvallamenti, a un accenno di gradino, a sottili spaccature nella neve.