Kampfzone, ovvero “Zona di Battaglia”, questo il nome della via di 5 tiri con passaggi obbligati di 8a e un passaggio di 8c liberata da poco sul Kleine Turm in quell’oceano di roccia che è il Rätikon. In un epoca in cui si inizia a parlare di 9c, perché un “semplice” 8c fa così tanto scalpore? Beh perché a liberarla è stato, a 58 anni, uno dei personaggi leggendari dell’arrampicata moderna: Beat Kammerlander.
Beat come la “Generation” di Jack Kerouac e Allen Ginsberg e già questo dovrebbe far capire molto sul carattere dell’arrampicatore austriaco classe 1959. Poco social, ma molto sociale. Con uno stile da laissez-faire e rilassato, tanto che, come si legge sul post Facebook de I Ragni di Lecco: “[…] Era un pò sovrappeso, e avendo passato da parecchio i 50 anni pensammo in cuor nostro che avesse, giustamente, “mollato il colpo”. Aveva la sua classica birra in mano e ci disse che aveva appena finito di chiodare una nuova via in Rätikon, con un accesso piuttosto complicato, e che voleva liberarla. Parlava di difficoltà intorno all’8c e, sinceramente, pensammo che sarebbe stata una lotta molto difficile anche per una leggenda come lui.”
Scalatore estremo e guida alpina, usa poco le parole, ma sa raccontare davvero tanto attraverso le sue vie di “alpinismo sportivo”, così considerate perché presentano spit piazzati a distanze siderali, non certo per cuori pavidi. Tutte le vie di Beat Kammerlander hanno uno stile specifico, che richiama quello dello svizzero Martin Scheele, aperte dal basso in artificiale per poi essere liberate rotpunkt. Se volete conoscere davvero Beat dovete salire una sua linea, ma vi avvertiamo, non è certo cosa facile.
La carriera d’arrampicatore di Beat è iniziata nel 1977 nel Rätikon e nel 1981 effettuò la prima ascesa di Vergissmeinnicht (7-, A4). Negli anni ’80 in Francia non si fece mancare nulla: Chouca (8a+), Crime Passionel (8b) e Les braves gens ne courent pas les rues (8b), ma proprio quando l’arrampicata sportiva prendeva il volo e i gradi iniziavano vertiginosamente a salire, ecco che Beat scelse di tornare alle grandi pareti del Rätikon: “Ho preferito creare qualcosa di nuovo sulla roccia, realizzare un’idea. Se guardi attentamente e hai l’occhio giusto, troverai sempre qualcosa. Ho cercato progetti che mi stimolassero”. I suoi occhi hanno abbandonato le linee classiche, logiche, sulle fessure e sui camini, per posarsi bramosi sull’illogico, sulle placche lisce e apparentemente impossibili.
Uno stile tanto semplice quanto difficile: “Quello che volevo era lasciare qualcosa che fosse più di un semplice numero che denota la difficoltà. L’arrampicata deve andare oltre l’atletismo – per me la domanda è: Posso gestire l’aspetto mentale della salita? Naturalmente puoi chiodare dall’alto per controllare tutto, ma è un gioco completamente diverso se devi aprirti la strada dal basso con le tue capacità. Questa è stata la cosa che mi ha affascinato di tutte queste ascensioni: arrampicare l’ignoto. In molte situazioni ho avuto blocchi mentali”.
Liberando New Age (8a+) nel 1989, Beat riuscì a scalare il grado 10 per la prima volta nel storia del Rätikon. L’eco di questo successo gli ha assicurato fama internazionale perché New Age è stata la terza via delle Alpi con questo tipo di difficoltà, dopo Scaramouche (8a) e Via Bonvecchia (8a). Nel 1990 Beat ha aperto Unendliche Geschichte (420 metri), che ha salito redpoint nel 1991 e valutato 8b+, forse la sua prima più importante, anche perché all’epoca c’erano solo 4 vie sportive di 8c.
“Ho arrampicato questa via il 9 settembre e ricordo solo che non mi ricordo molto. È stata un’esperienza talmente astratta che non mi è rimasto molto in testa. È stata una delle situazioni in cui l’apertura è stata più importante della prima libera”.
Nel 1994 Beat ha salito la sua via-feticcio: Silbergeier (8b+) sul Kirchlispitze in Rätikon. Dura, esposta, incredibile, quasi soprannaturale, “una passeggiata sulla luna“. Una di quelle salite che rimane nella storia, tanto che a distanza di oltre 20 anni sono ancora poche le ripetizioni.
Beat Kammerlander ha creato itinerari visionari in Rätikon e continuamente alzato i limiti del possibile, possiede un talento che solo pochi scalatori hanno. Il termine “all-rounder” è l’unico che riassume le sue capacità: Falesia, big wall, ghiaccio, misto, ovunque Beat metta le mani, se c’è da andare verso l’alto il biondo austriaco si sente a casa. Soprattutto quando la difficoltà si sposta sul piano psicologico.
Nel 1997, Marco Wasiner, uno scalatore di Bludenz, riuscì a salire la parte inferiore di Prinzip Hoffnung sulla sporgenza di Bürser a Vorarlberg. Poco dopo Beat riuscì a salire l’intero percorso: 8b/+ il grado. La via era stata liberata, ma qualcosa a Beat non quadrava, sentiva dentro di lui un senso d’insoddisfazione.
Kammerlander ha quindi deciso di tentare Prinzip Hoffnung in stile trad, quindi utilizzando solo protezioni veloci. Beat si è allenato per un’intera estate sia mentalmente sia fisicamente. Non c’era niente di più importante poiché più Beat si allontanava dall’ultima protezione, più la sua anima diventava felice. Nell’inverno 2009 ha finalmente messo la parola fine al senso di incompiutezza salendo trad Prinzip Hoffnung (E9 / 10, 8b/+), ponendo una nuova pietra miliare nella sua carriera, molti pensavano fosse l’ultima, ma Beat con la recente Kampfzone ha zittito chi lo pensava ormai in pensione.
Beat Kammerlander ha 61 anni, ma anche se lo vedrete un po’ sovrappeso e con qualche birra in mano non osate pensare che non ci riservi ancora sorprese, alla fine come abbiamo letto su Facebook: “Dio c’è. È biondo, beve birra e spacca i c**i.”
FOTOGRAFIE: Beat Kammerlander Facebook Official Page