Once upon a time… gli esordi di quegli strani giocattolini
La leggenda narra che nel lontano 1926 un signore gallese chiamato Morley Wood fu il primo ad incastrare una pietra in una fessura per usarla come cuneo e proteggersi così in caso di volo. Fin da quegli anni lontani, infatti, in Inghilterra si era sviluppata una tendenza al minimalismo che oggi si potrebbe tradurre in etica, morale, ambientalismo – la pratica del cosiddetto clean climbing. C’era in effetti una palpabile avversione verso i chiodi, artificiali e che impattano rovinando la roccia, quindi non etici: di conseguenza, l’unico modo per proteggersi era quello di passare spezzoni di corda e cordini attorno a spuntoni e sassi incastrati.
Conosciuta è la salita nel 1954 da parte dei britannici Joe Brown e Don Whillans nella parete Ovest dell’Aiguille de Blaitière (Monte Bianco), laddove impiegarono dei sassi incastrati per superare la larga e difficile fessura d’attacco. Negli stessi anni, in Inghilterra, si utilizzavano infatti dei blocchetti in metallo come elementi ad incastro, che rappresentavano una sorta di evoluzione dai cunei di legno, per giungere col tempo ai dadi odierni.
L’apporto di Greg Lowe e Vitali Mikhailovich Abalakov
Ideatori e primi sviluppatori dell’invenzione del friend furono Greg Lowe nel 1973 con il suo cam-nuts e Vitali Mikhailovich Abalakov, quest’ultimo conosciuto soprattutto per il sistema di assicurazione su ghiaccio che porta il suo nome.
Il cosiddetto Prototipo Lowe, Cam Nut e Split Cam, presentato da Greg Lowe e Hermann Huber.
Negli anni successivi Lowe perfezionò l’idea di Abalakov, arrivando a produrre lo split cam, un dispositivo a due camme contrapposte con cui nel 1976 Ed Webster riuscì a salire la super estetica Super Crack of the Desert.
Il friend è sostanzialmente un dispositivo a camme mobili. Rispetto al blocchetto ad incastro (prototipo dei dadi) ha maggior versatilità e facilità di posizionamento, e si adatta anche a conformazioni della roccia come fessure regolari, spesso non particolarmente adatte ai dadi. Il profilo della camma è tale da rendere costante l’angolo con il punto di contatto con la roccia al variare dell’apertura del friend (e quindi della dimensione della fessura), garantendo sempre l’equilibrio fra la forza di trazione e quella di attrito (proprietà delle superfici curve ad angolo costante).
I primi friends: i prototipi “segreti” di Ray Jardine
L’ultima e definitiva spinta, per giungere ad un prodotto effettivamente molto simile ai friends di oggi, fu data da Ray Jardine, un arrampicatore americano famoso in Yosemite per aver effettuato alcune prime salite, su gradi elevati, soprattutto per l’America dell’epoca, dove l’8a non era mai stato scalato prima. E’ infatti considerato l’inventore dei friends, la cui creazione del prototipo funzionante risale al 1973. La motivazione più forte per Jardine era la ricerca di un dispositivo che permettesse di spingere l’arrampicata in fessura ai massimi livelli senza rinunciare all’etica dell’arrampicata clean.
Off topic: oltre a oltre a scalare forte, Ray era un ingegnere aereospaziale – potete scoprire qui il suo sito, zeppo di invenzioni stranissime e affascinanti.
I primi prototipi in commercio – 1977
Ray Jardine che arrampica su alte difficoltà con i suoi friends.
L’invenzione del friend, tenuta segreta da Ray e fatta conoscere solo a possibili produttori e investitori, trovò un muro iniziale. Lo strumento non parve sicuro o affidabile, ed i primi friends di Ray non trovarono in America un produttore disposto a brevettarli.
Dopo alcuni frustanti anni senza successo, Ray decise di unire le forze con l’inglese Mark Vallance, il quale fondò nel 1977 in Gran Bretagna la Wild Country, la prima azienda a credere nel prototipo di Ray ed a costruire e vendere gli “amici”.
Attualmente – i Camalot C4 sono i più usati al mondo ma anche i Totem prendono piede in virtù della eccezionale polivalenza.
Babsi Zangerl atleta di Black Diamond, fortissima alpinista e climber da boulder, falesia e big wall, specializzata nell’arrampicata trad con i suoi Camalot C4.
Nonostante i primi friends furono firmati Wild Country, i friends oggi più commercializzati e presenti negli imbraghi degli alpinisti di tutto il mondo, sono i Black Diamond Camalot C4. Spesso nelle relazioni delle vie online, si legge nell’attrezzatura consigliata anche la misura dei friends rigorosamente C4 consigliata per la via. Sviluppati in seguito nella versione ultralight o con stelo flessibile, i C4 rimangono intramontabili. Tuttavia, negli ultimi anni, negli imbraghi degli alpinisti di nicchia, appaiono sempre più frequentemente i Totem, i friends sviluppati in un piccolo stabilimento monoprodotto nei Paesi Baschi in Spagna, fenomenali per forza di tenuta incredibilmente forte in posizionamenti tipicamente non ideali, come svasi, buchi piccoli.
Oltre a questi, Alien, DMM, Metolius ed i nostrani Camp e CT Climbing Technology ed altri produttori sviluppano i loro friend, la scelta nel mercato è sicuramente ampia.
Curiosità… Come mai il nome friends?
Già, perché si chiamano così? Si racconta che Ray Jardine nascondesse i prototipi in una busta che estraeva solo quando non c’era nessuno in parete, quando si preparava a salire le vie, che potesse rubargli il brevetto. Confidava a quei pochi amici con cui aveva condiviso l’invenzione, che si sentiva preoccupato dal fatto che qualcuno potesse rubargli il brevetto, prima di poterlo commercializzare. Non aveva tutti i torti, col passare degli anni, la sua creazione è divenuta indispensabile per gli alpinisti d’oggi. Ma tornando a noi, un giorno il suo compagno di cordata gli chiese semplicemente: “Ray, ti sei ricordato di prendere i friends?”.
Da allora, quegli strani giocattolini con camme, fettucce e stelo ebbero un nome.
Sestogrado – yes, we climb.