Oggi chi arrampica impara subito (talvolta anche troppo presto, attribuendogli eccessiva importanza) che in arrampicata esistono dei gradi per attribuire la difficoltà del tiro/via che si vuole scalare.
Cruccio di ogni climber, spartiacque tra “oggi sono una bomba” e depressione da batosta su gradi in teoria a noi facili, il grado serve a dare un riferimento sul tipo di difficoltà che dobbiamo aspettarci da un tiro, consentendoci di valutare se questo sia alla nostra portata o meno.
Quello dello studio del grado prima di affrontare una via è un approccio talvolta criticato, in quanto, tende a realizzare una visione “autolimitante” (se il mio limite è il 6b, non provo tutto quello che ci sta sopra per paura di fallire), quando invece il grado non è una regola scolpita nella pietra, ma solo un riferimento che si può anche disattendere.
L’approccio “migliore”, fatta salva la tutela della propria incolumità fisica e quindi della sicurezza, dovrebbe essere quello dei bambini, che del grado se ne freg…, arrampicano e basta, si divertono e basta, vanno, provano, falliscono, ripetono, etc.
Detto questo i gradi esistono ed effettivamente ci servono. Chi oggi pratica l’arrampicata sportiva è abituato a sentire gradi come 5a, 6b, 7a+, etc. i così detti gradi della scala francese che sono il punto di riferimento internazionale (in Europa, negli USA utilizzano un’altra scala), per definire le difficoltà. E’ una scala aperta, che non pone limite teorico verso l’alto e che oggi, con Adam Ondra, è arrivata al massimo grado di 9c e ci fa domandare se mai si arriverà al grado 10!
Ma non è sempre stato così, anzi non è stato così per niente, perché fino al 1978 si era “internazionalmente convinti” che il massimo grado possibile, raggiungibile, e quindi concepibile, fosse il VI grado, che per decenni è stato il grado rappresentativo dell’alpinismo ai massimi livelli, una sorta di spartiacque (ed ecco perché per il nostro store abbiamo scelto il nome Sestogrado) tra l’alpinismo conosciuto e l’alpinismo che si spingeva nell’ignoto, destinato solo ai più arditi.
Willo Welzenbach e la “sua” scala di difficoltà.
L’occasione per definire una scala rappresentativa delle difficoltà alpinistiche si presentò nel 1925, quando Solleder e Lettenbauer superarono la storica via sulla parete Nord Ovest della Civetta e la valutarono di sesto grado. Dopo questo successo, al quale ne seguirono altri di ben noti alpinisti, si sancì che il sesto grado era il livello massimo umanamente possibile e si costruì la scala delle difficoltà con questo criterio. La scala prese il nome da Willo Welzenbach, colui che la presentò alla platea alpinistica nel 1926, ma era frutto dell’elaborazione degli alpinisti di Monaco di Baviera e per questo fu anche chiamata la Scala di Monaco.
Nel 1967 la Scala Welzenbach diventa la scala U.I.A.A. (Unione Internazionale Associazioni Alpinistiche) ed è composta dai numeri romani dal I al VI seguiti dal segno “+” (più) o “-” (meno).
La conseguenza di avere una scala chiusa è che a mano a mano che gli alpinisti aprivano vie più dure, a cui oggi vengono attribuiti gradi superiori, a queste vie veniva sempre e solo attribuito il VI grado, per cui se andavi in montagna a fare una via di VI, poteva capitare che invece era un VII o oltre.
Reinhold Messner stravolse l’alpinismo della sua generazione non solo da un punto di vista tecnico e realizzativo ma anche culturale.
Grande alpinista, forse il più grande, precursore in ogni era, in grado di affrontare le pareti più irte così come le polemiche più spinose, fu il nostro Reinhold Messner nel 1972 a prendere di petto il problema con la pubblicazione del suo libro “Settimo grado” che sdoganava l’apertura della scala verso l’alto, attribuendo a numerose vie un grado superiore a quello fino a quel momento “bloccato sul VI”.
Successivamente l’UIAA riconoscerà solo nel 1978 il VII grado e nel 1985 la scala finalmente sarà aperta verso l’alto. D’altro canto i francesi, che di carattere tendono spesso ad andare per la loro strada, avevano già iniziato da tempo ad applicare gradi con il suffisso delle lettere (a,b,c), mentre in California gli americani sono giunti ad un compromesso per cui si è mantenuto il numero 6 come limite teorico assoluto e ci si avvicina a questo con una gradazione progressiva verso l’infinito per cui si potrebbe raggiungere il 5,9 periodico con infiniti 9 dopo la virgola, ma mai il 6.
Succede quindi che quello che in alpinismo classico è un VI grado, in arrampicata sportiva è un 6a e per un americano è un 5.9
Insomma avete capito, se per anni il VI grado è stato lo spartiacque tra il mondo verticale conosciuto e le imprese più estreme che venivano tutte catalogate come VI, oggi non è più così e siete finalmente liberi di aprire vie di 9c, 10c, 11b e anche oltre.
Climb and fun
Principali scale a confronto:
UIAA | USA (YDS) | UK | Francia | Germania | Australia |
---|---|---|---|---|---|
I | 5.2 | difficoltà moderata | 1 | I | |
II | 5.3 | difficile | 2 | II | 11 |
III | 5.4 | molto difficile | 3 | III | 12 |
IV | 5.5 | 4a | 4 | IV | 12 – 13 |
V- | 5.5 | 4a | 5a | V | 13 |
V | 5.6 | 4a – 4b | 5b | V – VI | 13 – 14 |
V+ | 5.7 | 4b – 4c | 5b – 5c | VI | 14 |
VI- | 5.8 | 4c | 5c | VIIa | 15 |
VI | 5.9 | 5a | 6a | VIIb | 15 – 16 |
VI+ | 5.10a | 5a | 6a+ | VIIc | 16 |
VII- | 5.10b | 5b | 6b | VIIIa | 17 |
VII | 5.10c | 5b – 5c | 6b+ | VIIIb | 18 |
VII+ | 5.10d | 5c | 6c | VIIIc | 19 |
VIII- | 5.11a – 5.11b | 6a | 6c+ | IXa | 20 – 21 |
VIII | 5.11c – 5.11d | 6a – 6b | 7a | IXb | 22 – 23 |
VIII+ | 5.12a | 6b | 7a+ | IXc | 24 |
IX- | 5.12b – 5.12c | 6c | 7b – 7b+ | Xa | 25 – 26 |
IX | 5.12d | 6c – 7a | 7b+ – 7c | Xb | 26 – 27 |
IX+ | 5.13a | 7a | 7c+ | Xc | 28 |
X- | 5.13b – 5.13c | 7b | 8a – 8a+ | XIa | 29 – 30 |
X | 5.13c – 5.13d | 7b | 8b | XIb | 30 – 31 |
X+ | 5.13d – 5.14a | 8b – 8b+ | 31 – 32 | ||
XI- | 5.14b – 5.14c | 8c – 8c+ | 33 – 34 | ||
XI | 5.14c – 5.14d | 8c+ – 9a | |||
XII- | 5.15a | 9a+ | |||
XII | 5.15b – 5.15c | 9b – 9b+ | |||
XII+ | 5.15d | 9c |